lunedì 9 maggio 2016

la Giornata della vittoria e il merito dei Georgiani ....

 lGiornata della vittoria  viene celebrata il 9 maggio.nei paesi del Europa orientale ( ex repubbliche dell'Unione Sovietica, ) La resa fu firmata nella tarda sera dell'8 maggio 1945 (già il 9 maggio a Mosca), in seguito alla capitolazione concordata in precedenza con le forze alleate sul fronte occidentale. Il governo sovietico annunciò la vittoria la mattina del 9 maggio, dopo la cerimonia di firma avvenuta a Berlino

  Nell'agosto del 1941, durante la seconda guerra mondiale, i nazisti invasero l'URSS anche per cercare di raggiungere i giacimenti di petrolio del Caucaso; gli eserciti di paesi dell'Asse non riuscirono tuttavia ad arrivare in Georgia. Quasi 700.000 georgiani combatterono nell'armata rossa contro i nazisti, e di questi circa 350.000 furono uccisi.

Uno degli elementi più stupefacenti della seconda 
gierra mondiale sta nel fatto che il uomo più potente grazie a chi i nazisti sono stati sconfitti fu proprio georgiano
Ma, avete mai pensato che mondo sarebbe oggi se Stalin non avesse vinto?
“C'è un risultato fondamentale, dal quale sono scaturiti tutti gli altri. Questo risultato consiste nel fatto che, alla fine della guerra, i nemici sono stati sconfitti, mentre noi, assieme ai nostri Alleati, siamo usciti vincitori. Abbiamo terminato la guerra con una vittoria completa sui nemici: questo è il risultato principale della guerra. Ma questa è una conclusione troppo generica e non possiamo fermarci qui. Sconfiggere i nemici in una guerra come la seconda guerra mondiale, che non ha uguali nella storia dell'umanità, significa certamente riportare una vittoria storica, d'importanza universale. Tutto questo è giusto; ma è generico e non possiamo accontentarcene. Per comprendere il grande significato storico della nostra vittoria, è indispensabile esaminare la questione in modo concreto……..
Si dice che non si giudicano i vincitori, che essi non debbono essere criticati, non debbono essere controllati. Questo non è giusto. I vincitori devono e possono essere giudicati, possono e devono essere criticati e controllati. Questo è utile non solo per la causa, ma per gli stessi vincitori: vi sarà meno presunzione e tanta maggiore modestia….” (Discorso pronunciato da Stalin a Mosca, il 9 febbraio 1946 “come abbiamo vinto”)
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Il soldato che, alla presa di Berlino, tra il 30 aprile e il primo maggio del 1945, è salito sulla cupola distrutta del Reichstag(Il Reichstag era il simbolo del potere nazista, alla sua difesa fu dato un significato particolare. Qui furono impegnate le migliori truppe della Wermacht e le SS,) per issare la bandiera rossa dell'Urss era un militare georgiano -Meliton Kantaria. ( la foto che è diventato il simbolo della vittoria )
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 Bisogna ricordare anche i Partigiani georgiani Durante la Resistenza italiana (1944-1945): GIORGIO VORAZOSCYILIY "MONTI" ("Vedevo benissimo il Barba in piedi, immobile, con il mitragliatore imbracciato" - racconta un testimone -. "Tutto ad un tratto, vidi delle grandi scintille, - come una fiammata contro la sua arma: colpito in pieno, non so da che, venne scaraventato a terra: subito dopo, due, tremende esplosioni lacerarono l'aria,entro l'avvallamento, poi silenzio.
Una bomba aveva squarciato il fianco del Barba provocando la fuoriuscita degli intestini; una seconda bomba era scoppiata ai suoi piedi.
I militi della MAS, felici per la "vittoria", trascinarono i patrioti con delle carriole da letame, chiamandoli "briganti".
Al Barba levarono il maglione di lana e gli strapparono i capelli colpendolo con calci; a Monti tolsero le scarpe e le calze. Castelli invece, fatto prigioniero, venne dileggiato lungo tutto il tragitto. Il giorno dopo, nonostante un suo ultimo tentativo di fuga, fu fucilato nella piazza antistante la chiesa di Salsa di Vittorio Veneto".)
e PORE MOSULISHVILI -(La notte del 3 dicembre 1944 i partigiani trovarono riparo in una baita sopra Lesa; ma la loro presenza venne notata da una spia dei Tedeschi, che accorsero in forze. All'alba del 4 dicembre cominciò un violentissimo combattimento. I partigiani, accerchiati, avevano quasi finito le munizioni. I Tedeschi intimarono la resa, promettendo salva la vita a tutti i partigiani, purché fosse loro consegnato il comandante. A questo punto, cogliendo di sorpresa i suoi, Pore uscì allo scoperto, si fece incontro ai Tedeschi e gridò: «Sono io il comandante! Viva l'Italia! viva i partigiani! viva la libertà!». Fece ancora pochi passi e puntatosi la pistola alla testa esplose l'ultimo colpo rimasto nell'arma.)

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